Prosegue la protesta contro
Federcasa per il rinnovo del contratto nazionale.
Anche una delegazione di
lavoratori e dirigenti sindacali di Modena e Reggio Emilia è oggi in piazza
Esquilino a Roma, davanti alla sede di Federcasa, dove si svolge un presidio
sindacale unitario per arrivare a rinnovare un CCNL ormai scaduto dal 2021.
Al presidio sarà presente una
rappresentanza costituita da un centinaio di delegati provenienti dell’Emilia
Romagna, tra i quali quelli in forza presso Acer Azienda Casa Emilia Romagna di
Reggio Emilia e Modena.
L’Acer di Modena conta 80
dipendenti, l’omologa di Reggio Emilia conta 49 dipendenti e gestiscono con
impegno e dedizione rispettivamente circa 7.000 e 5.000 alloggi, la maggior
parte dei quali di proprietà pubblica, destinati a cittadini e famiglie in
difficoltà economica. A questi si vanno ad aggiungere oltre 300 alloggi di
altri soggetti, con soluzioni volte a favorire affitti sostenibili per privati
e studenti fuori sede.
La protesta verte su una proposta
datoriale, già bocciata dai lavoratori, di un aumento contrattuale del solo 6%
del tabellare salariale, che non tiene minimamente conto che da gennaio 2022 ad
oggi, l’ISTAT ha già certificato un aumento del costo della vita per le
famiglie pari all’11%, circa il doppio della proposta economica ricevuta.
Inoltre, non si può permettere
che l’adeguamento del salario dei lavoratori diventi un alibi per giustificare
le difficoltà nel far quadrare i bilanci delle aziende. La sostenibilità
finanziaria dovrebbe essere ricercata nella riduzione degli sprechi su attività
che non apportano valore alla collettività e nella razionalizzazione delle
consulenze esterne, su cui le amministrazioni sembrano piuttosto tiepide nel
proporre tagli.
Con lo sciopero di febbraio,
che ha visto a Modena e Reggio Emilia una partecipazione prossima all’80% del
personale dipendente, equivalente al 100% se si escludono i dipendenti con
contratto a tempo determinato, è stato chiesto non solo un aumento salariale
più significativo, ma anche risorse per altri istituti economici, come
arretrati, produttività, fondo pensione e indennità. Purtroppo, la parte
datoriale ha ribadito l’indisponibilità a mettere sul tavolo negoziale quanto
richiesto.
È inaccettabile che il nostro
impegno venga ignorato, continueremo a lottare finché non otterremo il
riconoscimento giusto e rispettoso che merita il nostro lavoro, che vogliamo
ricordare essere un lavoro a tutela dei lavoratori fragili e a basso reddito di
tutta Italia.