“Disagi
in tutta l’azienda, oltre 7.500 lavoratori rischiano ogni giorno di non aver
garantito il pasto”
“Sono oltre 1.200 dipendenti
Ausl di Correggio e Guastalla che dal 1 giugno non hanno la sicurezza di poter
accedere alla mensa. Oltre ai
circa 6.000 che nei festivi rischiano di dover pagare come oro un
semplice panino o un trancio di pizza. E’ il risultato dell'applicazione della
nuova convenzione aziendale per il servizio sostitutivo della mensa voluta
dalla direzione dell’Ausl”. Così Gaetano Merlino, Fp Cgil, Alberto Ansaloni,
Cisl Fp e Franco Danese, Uil Fpl in una nota.
Il problema riguarda in
particolare i distretti di Guastalla - dove lavorano circa 720 dipendenti tra
infermieri, operatori socio-sanitari, amministrativi, tecnici sanitari e medici
- e Correggio, a cui sono assegnati oltre 500 operatori.
“Questi sono gli unici due
ospedali della provincia – spiegano i sindacalisti – che non hanno una mensa
interna. Se fino al 31 maggio avevano un locale dove, a prezzo convenzionato,
tutti potevano consumare un pasto completo al termine del turno di lavoro, oggi
questa possibilità non c’è più. Per quanto riguarda Guastalla e Correggio i locali
che secondo la direzione dovrebbero poter servire un pasto completo, incluso
nel valore del buono pasto, per oltre 1.200 persone sono tre bar e un pub.
Numeri con tutta evidenza insufficienti”.
Numerose invece le
possibilità di accesso a locali che offrono il pasto a valore, ossia al prezzo
standard proposto dagli esercizi. “In questo caso – spiegano i dirigenti
sindacali - è evidente che con 7 euro non si mangia. Si obbliga così il
dipendente a dover pagare di tasca sua, incidendo ancora di più su stipendi che
già sono inadeguati”.
Questo, infatti, è il
problema che invece riguarda tutto il resto dell’Azienda, a partire dal Santa
Maria ma che interessa anche gli altri distretti: Montecchio, Scandiano,
Castelnovo Monti e tutti i servizi territoriali. Nell’ospedale del capoluogo
tra l’altro è stata cancellata la convenzione con i bar interni alle strutture
ospedaliere, che hanno prezzi importanti per pietanze come panini o insalatone,
che arrivano a sfiorare i 7 euro ciascuno, ossia il valore dell’intero buono
pasto.
In più l’azienda da maggio ha
scelto di eliminare il servizio di take-away dalle mense aziendali che, nato
nel periodo pandemico, era apprezzatissimo da tutti i dipendenti e dava una
risposta anche rispetto alla conciliazione dei tempi di lavoro e vita privata.
“Il 15 giugno abbiamo
incontrato l’azienda chiedendo una soluzione tempestiva per i colleghi di
Correggio e Guastalla, dal
riaprire i vecchi appalti mensa fino alla riattivazione del servizio da
asporto, o la possibilità di usare i buoni ad esempio nei supermercati o in
tutte le fasce orarie. – concludono Merlino, Ansaloni e Danese - Le risposte
sono state negative o vaghe rispetto ai tempi di risoluzione. Per questo nei
prossimi giorni si svolgeranno degli incontri con i lavoratori di tutta
l’Azienda, a partire dagli ospedali di Correggio e Guastalla, per valutare le
iniziative del caso”.