MENSA
AUSL REGGIO EMILIA, LA REPLICA DI CGIL CISL UIL ALLA DIREZIONE
“PASTO
GARANTITO? IN 8 CASI SU 10 SOLO PAGANDO DI TASCA PROPRIA”
“Pasto garantito a tutti?
Capiamo la difesa d’ufficio dell’azienda ma i dati che fornisce la smentiscono”.
Questa la replica delle categorie della funzione pubblica di Cgil, Cisl Uil
alla direzione dell’Ausl . “La direzione rivendica di aver dato corso alla
convenzione regionale individuando circa 200 locali convenzionati in tutta la
provincia e sostenendo che gli esercizi disponibili sui distretti di Correggio
e Guastalla, quelli più in difficoltà perché da anni senza una mensa interna,
sono in grado di fornire rispettivamente 55 e 110 pasti giornalieri.”
“Sul primo dato, ossia i
circa 200 dei locali aderenti alla convenzione – ribattono i sindacati -,
segnaliamo che circa il 77% (ossia 156 esercizi) applica il buono pasto a
valore, ossia sono locali dove il dipendente Ausl consuma il pasto secondo i
prezzi del locale stesso e integra la differenza di tasca sua. Circa l’11% (23
locali) offre un pasto completo, ossia uguale a quello garantito ad oggi nelle
mense aziendali. Un altrettanto 11% invece offre il pasto ridotto, ossia o
primo o secondo o pizza. Questo si traduce che in quasi 8 posti su 10 il
dipendente deve tirare fuori dei soldi per consumare quello che poteva mangiare
fino al 31 maggio: ricordiamo che, nell’ultimo incontro, l’Ausl ha dichiarato
al tavolo della contrattazione che a favore dei dipendenti nelle mense interne
vengo investiti fino a 12€ per ogni accesso”.
Infine, “quando l’azienda
rivendica che a Correggio è in grado di fornire 55 pasti al giorno forse
dimentica che i dipendenti che lavorano al San Sebastiano sono 506. Stesso
discorso per Guastalla. La Direzione rimarca di poter offrire 110 pasti al
giorno. Peccato che gli aventi diritto siano 720 – concludono Fp Cgil, Cisl Fp
e Uil Fpl - Questa differenza è la concretizzazione delle pessime condizioni di
accesso al servizio mensa. È naturale, che se questo non va incontro alle
esigenze dei dipendenti, questi poi non utilizzino il servizio. E infine
notiamo una chiara contraddizione tra l’azione esterna dell’azienda, spesso
volta a promuovere corretti stili di vita e anche di alimentazione, e quella
interna, dove nei fatti non sta prendendo cura dell’alimentazione dei propri
dipendenti”.