“Come prima cosa è doveroso esprimere solidarietà ai colleghi che questa
notte, ma come tutti i giorni dell’anno, erano in servizio per dare una
risposta alla cittadinanza. In seconda battuta occorre pensare agli
interventi concreti” afferma Gennaro Ferrara,
segretario generale aggiunto della Cisl Funzione Pubblica Emilia
Centrale.
“Già da mesi i dirigenti sindacali che seguono la sanità pubblica –
prosegue il segretario -, insieme alle altre organizzazioni sindacali,
hanno posto alla direzione il tema delle aggressioni, chiedendo
collaborazione per la costruzione di una campagna di comunicazione
rivolta a tutti coloro che accedono alle strutture sanitarie per
ricordare che il personale dell’Ausl è lì per curare e non per essere
aggredito. Oggi parliamo di un’aggressione che ha messo a repentaglio
l’incolumità stessa degli operatori, quando invece
l’ospedale dovrebbe essere un luogo sicuro. La più grave da tanti mesi a
questa parte. Ma le aggressioni per chi lavora in Ausl sono continue.
Sono aggressioni anche le offese gratuite, gli insulti, gli arredi
devastati. E questo accade ormai in tutti i servizi
aziendali a contatto con il pubblico. A partire dai punti di pronto
soccorso del capoluogo e della provincia per finire a tutti i servizi
amministrativi. Senza dimenticare ovviamente le degenze e dei presidi
ospedalieri e territoriali. Occorre prendersi cura
di chi ci cura”.
Come risposta più immediata per la Cisl Fp potrebbe esserci
l’inserimento di una guardia giurata. Un intervento concreto che però ad
oggi ha una funzione esclusivamente deterrente.
“Quando leggiamo i dati dei professionisti in fuga dall’emergenza
urgenza – aggiunge Rosamaria Papaleo, segretaria generale della Cisl
Emilia Centrale – dobbiamo pensare anche a fatti come quello di
Guastalla. Già il governo aveva valutato di rafforzare la
sicurezza negli ospedali, ma questo non è ancora accaduto: è bene che
avvenga al più presto. Domani l’attenzione mediatica, giustamente
orientata alla cronaca, sarà focalizzata su altre situazioni ma se tutti
noi, a partire dalle istituzioni locali, molto
attente ad attivarsi sulle situazioni particolari, non riportiamo la
sanità in cima alle priorità della discussione ordinaria, non solo
emergenziale, allora nei fatti, al di là dei proclami lanciati nelle
piazze, stiamo portando la sanità pubblica verso la
sua fine”.